Quando la paura è incontrollabile
Gli attacchi di panico sono un problema molto frequente, ed in particolare aumento dopo l’emergenza legata al Covid-19
I sintomi di un attacco di panico sono ben noti, soprattutto per chi l’ha sperimentato, quello che risulta meno conosciuto è cosa accade dopo e come intervenire qualora si instauri un disturbo da attacchi di panico. Nell’articolo troverai una breve descrizione del disturbo e quali sono le modalità più efficaci per interrompere le conseguenze negative, talvolta invalidanti, che esso può generare.
“Un uomo che teme di soffrire, soffre già di quello che teme.”
Caratteristiche del panico
L’attacco di panico è caratterizzato da una serie di sintomi psico-fisiologici che determinano per la persona che li sperimenta un vero e proprio tilt, uno scollamento dalla realtà vissuta fino ad un momento prima, che il più delle volte rende necessario l’intervento di un amico o parente, fino ad arrivare all’esigenza di aiuto da parte di sconosciuti o dei soccorsi.
Le sensazioni riportate sono varie, fra cui:
respiro affannoso, tachicardia, palpitazioni, formicolio agli arti, senso di soffocamento, testa leggera e sensazione di capogiro, aumento della sudorazione e secchezza delle fauci.
Ad esse sono collegate paure specifiche, connesse per lo più alla paura di morire (ad esempio sto avendo un infarto) e alla paura di perdere il controllo.
Cosa accade in seguito ad un attacco di panico
È importante sottolineare che, per sua stessa definizione, il panico è l’eccesso estremo della paura, quindi ragionevolmente un attacco di panico comporterà delle conseguenze.
È comune che dopo un episodio di questo tipo la persona inizi a controllare i propri sintomi fisici, al fine di cercare di riconoscere prima se si presenterà un nuovo attacco, con l’obiettivo razionale di non essere colto impreparato. Ed è proprio questo tentativo di controllo, attuato con le migliori intenzioni, a creare il paradosso del controllo che fa perdere il controllo. Questo vale per tutte le funzioni fisiologiche, per loro natura spontanee: esse subiscono un’alterazione quando vengono poste sotto l’attenzione della ragione. Nel caso del panico uno dei sintomi che più spesso finisce sotto la lente di ingrandimento è il battito cardiaco. Ascoltare il proprio cuore, soprattutto se motivati dalla paura, ne comporterà inevitabilmente una variazione del battito e alimenterà la catena del controllo su tutti gli altri sintomi sperimentati in precedenza, con la conseguenza di arrivare ad un nuovo picco del panico o comunque ad una sensazione di malessere molto forte.
Conseguenze del panico e strutturazione del disturbo
È in risposta a questo circolo vizioso che il più delle volte la persona è spinta a modificare alcune delle sue abitudini: molti eliminano da un giorno all’altro alcuni alimenti potenzialmente responsabili di alcuni sintomi, altri evitano di rimanere da soli oppure di recarsi in luoghi, anche familiari, dai quali sarebbe difficile potersi allontanare in caso di crisi. Negli ultimi anni è notevolmente aumentato il anche il numero di soggetti che si rivolgono al pronto soccorso o al medico di base ed in seguito a tale intervento vengono trattati con un forte dosaggio di ansiolitico o con una prescrizione del farmaco al bisogno.
L’aiuto nella grande maggioranza dei casi arriva dalle persone vicine, a loro volta coinvolte in questa condizione di malessere inatteso, che verrà gestito dalla persona che lo vive, inizialmente, con un ricorso ad esami medici o a misurazioni pressorie. Discriminare la natura psicologica del problema ha la funzione però di tranquillizzare solo i congiunti, in quanto il diretto interessato resterà bloccato nelle sensazioni di ansia e paura.
Quasi spontaneamente quindi la persona si troverà ad alimentare la sua paura e le relative manifestazioni di ansia mettendo in atto dei comportamenti protettivi, che talvolta aiutano a ridurre i sintomi ma che a lungo andare interferiscono con le consuete abitudini e con il benessere generale. Sono infatti le precauzioni più comuni, come ad esempio l’evitamento di alcuni luoghi o circostanze, l’affrontare determinate situazioni con il farmaco sempre a portata di mano o con la presenza di una persona di fiducia, che determinano l’instaurarsi del circolo vizioso che produce gli effetti a lungo termine del panico, strutturando così il disturbo.
Cosa fare
È dunque necessario chiedersi o osservare, nel caso il panico non riguardi noi ma un nostro caro, se:
- le difficoltà ad eseguire anche le più banali attività da soli sono aumentate e se si evidenzia una sempre maggiore dipendenza dall’aiuto o dalla presenza degli altri.
- gli ambienti frequentati sono drasticamente diminuiti. Ultimamente, in particolar modo, questo può apparire naturale o conseguenza diretta della pandemia, ma nel caso di chi sta sperimentando le conseguenze dirette del panico, il Covid funge solo da aggravante.
Tali comportamenti, associati ad una costante sensazione di ansia e malessere generale, sono degli importanti campanelli di allarme da ascoltare.
Rivolgersi a un professionista psicologo è il primo passo. Il trattamento elitario per trattare e sconfiggere gli attacchi di panico è, come da linee guida APA (2013), la psicoterapia, o il trattamento combinato nel caso di farmacoterapia, con l’obiettivo di eliminare i sintomi e il disturbo.
Intervenire con la Terapia Breve Strategica
Il mio intervento sul panico è specifico, focalizzato ed efficace. Utilizzo la terapia breve strategica per intervenire sul disturbo con l’obiettivo ultimo di aiutare a ripristinare un'esistenza senza lo spettro del panico.
Come? In prima seduta, attraverso specifiche domande, cercherò di comprendere come funziona il disturbo nell'individualità specifica della persona, e proporrò delle tecniche per iniziare a fronteggiare concretamente la paura. La terapia è breve perché generalmente all’interno delle prime 10 sedute si può vedere un sostanziale cambiamento rispetto alla sintomatologia iniziale. Questo non significa che dopo 10 sedute si interrompe la terapia, ma proprio in funzione del cambiamento percepito , si costruiranno gli step successivi del percorso terapeutico, per consolidare i progressi al fine di eliminare il disturbo.
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